Le modelle e le indossatrici sono strumenti della moda. A uso e consumo dei media che veicolano l’immagine e il trend dello stilista di turno. Brutto da dire ma è la realtà.
Il termine mannequin significa letteralmente manichini.

Manichini in carne e ossa che agli inizi del ‘900, quando sono nate queste figure, avevano il compito di indossare e mostrare i capi di alta sartoria. Non erano richieste particolari doti di bellezza, perché le donne che lo facevano erano semplici strumenti; i protagonisti indiscussi erano i capi.
Se non ricordo male, fu Coco Chanel la prima a volere e scegliere per questo compito ragazze giovani e molto belle. E così, negli anni, le indossatrici hanno incarnato un’ideale di donna bellissima, elegante e altera, cambiando via via i canoni estetici della società.
Dagli anni cinquanta ai giorni nostri siamo passati da ragazze normali a pali della luce senza forme. Altissime, magrissime e così informi da sembrare asessuate. E poco importa se quella bellezza patinata e irraggiungibile che passa sui media è stata costruita a tavolino con l’uso di Photoshop. L’idea generale è che le modelle sono un’icona di bellezza, da emulare e copiare.

Ma cosa succede se a calcare le passerelle c’è una ragazza dalla bellezza inusuale che non rispetta i canoni tradizionali? Di cui si sta parlando e sparlando su tutti i media? Anatema! Come osa Armine Harutyunyan scardinare l’immaginario collettivo?
Eppure la bellezza è negli occhi di chi guarda! Come la mettiamo allora con Rain Dove Dubilewski, modella androgina ed esteticamente non conforme che sfila con abiti sia femminili che maschili? E la modella cinese Xing Ye Zhi Jian che sembra sbiadita con la varechina? E che dire di Molly Bair dalla bellezza inquietante e disarmonica?
Si stanno ribaltando i canoni? No, non lo credo. Credo che questa ragazza, così come tutte le altre, siano vittime e strumenti della moda a uso e consumo degli stilisti, che non sapendo più come attirare l’attenzione, cercano il “famolo strano”, per uscire dal piattume che è diventata la moda. Moda che ha bisogno di ridicolizzare i suoi manichini viventi, uomini e donne, creando veri e propri carri allegorici carnevaleschi sulle passerelle, pur di far parlare di se. Nel bene e nel male purché se ne parli.